Value at Risk (VaR) | Cosa è e come usarlo

Cos’è il Value at Risk? Come si calcola? Perché è importante?

Il VaR, acronimo di Value at Risk, è uno dei metodi utilizzati da investitori privati ed istituzionali per stimare il rischio di un titolo o di un intero portafoglio di investimento.

In questa analisi approfondiremo il concetto di Value at Risk in dettaglio, capendo cosa rappresenta, perché è così importante, come viene calcolato e, non meno importante, i pro e i contro di questa misura del rischio.

Non perdiamo altro tempo, iniziamo.

Cos’è il Value at Risk

Il Value at Risk, abbreviato comunemente come VaR, è una misura statistica utilizzata per quantificare il rischio finanziario associato a un investimento o a un portafoglio di investimenti. In altre parole, il VaR mira a rispondere a una domanda cruciale per gli investitori: “Qual è la perdita massima che potrei subire entro un certo intervallo di tempo con un determinato grado di confidenza?”

Cosa vuole dire “con un determinato grado di confidenza”?

Il VaR specifica un intervallo di tempo, ad esempio un giorno, una settimana o un mese, e un grado di confidenza, come l’80%, il 95% o il 99%. Ad esempio, un VaR al 95% di un portafoglio di azioni di $100,000 in un giorno indicherebbe la perdita massima attesa con il 95% di confidenza durante quel periodo.

Il Value at Risk quindi è uno strumento che consente agli investitori di stimare la perdita massima che potrebbero aspettarsi in determinate condizioni di mercato. Tuttavia, come vedremo più avanti, il VaR ha i suoi limiti.

Perché il Value at Risk è Importante?

Ora che abbiamo compreso cosa sia il Value at Risk (VaR), andiamo a vedere perchè questa misura è così importante nel mondo della finanza.

Il VaR è uno strumento fondamentale per la gestione del rischio. Gli investitori possono utilizzarlo per valutare quanto potrebbero perdere in situazioni sfavorevoli di mercato.

Il VaR quindi risulta molto utile sia per valutare l’impatto di strategie di mitigazione del rischio, come la diversificazione del portafoglio o l’uso di strumenti finanziari derivati, che per determinare la giusta asset allocation.

Ad esempio, se hai un portafoglio di investimento e conosci il VaR associato, puoi valutare se il livello di rischio è compatibile con i tuoi obiettivi finanziari e il tuo livello di tolleranza al rischio.

Il VaR è fondamentale anche nella selezione degli strumenti necessari per implementare una strategia di investimento. Banche e Società di Gestione del Risparmio, sono tenute a monitorare il VaR e talvolta anche ad inserire questa misura nei documenti informativi accessibili agli investitori.

In sintesi, il VaR è un buon indicatore del rischio finanziario di uno strumento o di un portafoglio di investimento. Tuttavia, è importante notare che il VaR ha limiti. Limiti che approfondiremo tra pochissimo.

Prima andiamo a vedere come si calcola il Value at Risk.

Come si calcola il Value at Risk

Il calcolo del VaR è tutt’altro che semplice e alla portata di tutti. Sono necessarie infatti buone competenze di calcolo e statistica.

Ad ogni modo, può essere interessante andare a vedere brevemente come si calcola il VAR.

Il primo passo consiste nella scelta di un modello statistico. I due approcci più comuni sono il metodo parametrico e il metodo non parametrico. Nel metodo parametrico, si assume che i rendimenti siano distribuiti normalmente e si calcola il VaR in base a questa distribuzione. Nel metodo non parametrico, i dati storici vengono utilizzati per calcolare il VaR senza fare alcuna supposizione sulla distribuzione.

Il secondo passo è la elezione dell’Intervallo di tempo e del grado di confidenza per l’analisi. Si decide l’intervallo di tempo per il quale si vuole calcolare il VaR (ad esempio, un giorno, una settimana, un mese) e il grado di confidenza desiderato (ad esempio, il 95% o il 99%). Questi parametri influenzeranno il risultato finale.

Il passo successivo è l’analisi dei dati storici. Si raccolgono i dati storici dei rendimenti degli strumenti finanziari inclusi nel portafoglio. Si calcola il rendimento medio e la volatilità (come deviazione standard)  del portafoglio durante l’intervallo di tempo prescelto. 

Nel caso del metodo parametrico, il VaR viene calcolato utilizzando la formula del VaR parametrico:

VaR = Rendimento Medio – (Deviazione Standard x Z-Score)

Il Z-Score è basato sul grado di confidenza selezionato. Ad esempio, per un livello di confidenza del 95%, il Z-Score corrispondente è di -1.65.

Nel metodo non parametrico, il VaR viene calcolato utilizzando l’approccio storico. Si ordina l’elenco dei rendimenti storici in ordine crescente e si determina il valore corrispondente al grado di confidenza desiderato. Questo valore rappresenterà il VaR.

Il risultato del calcolo del VaR rappresenta la perdita massima attesa con il grado di confidenza selezionato nell’intervallo di tempo specifico. Ad esempio, un VaR al 95% di $10,000 per un portafoglio significa che, con il 95% di confidenza, ci si aspetta che le perdite non superino i $10,000 in un determinato periodo.

Pro e Contro del Value at Risk come misura del rischio

Il Value at Risk (VaR) è una metrica utile per valutare il rischio finanziario, ma presenta sia vantaggi che svantaggi. Ecco una panoramica dei pro e dei contro del VaR come misura del rischio:

Vantaggi del VaR

  • Il VaR fornisce una misura chiara e facilmente comprensibile del rischio finanziario. Gli investitori possono vedere rapidamente il potenziale di perdita con un determinato grado di confidenza.
  • Il VaR può essere utilizzato per valutare il rischio di portafogli di diversi tipi di asset finanziari, inclusi azioni, obbligazioni, valute e materie prime. Ciò lo rende ampiamente applicabile in diversi settori finanziari.
  • In molti settori finanziari, il calcolo del VaR è obbligatorio per garantire la conformità alle normative e alle regolamentazioni di rischio.

Svantaggi e limiti del VaR:

  • Il VaR si basa su supposizioni statistiche, come l’assunzione di una distribuzione normale dei rendimenti. Queste supposizioni potrebbero non essere realistiche in presenza di eventi estremi o improvvisi.
  • Il VaR potrebbe non rilevare adeguatamente eventi rari ma altamente impattanti (quelli che Taleb definisce “Black Swans“, Cigni neri). Questi eventi possono causare perdite significativamente superiori a quanto previsto dal VaR.
  • Il VaR spesso assume che i dati storici siano stazionari, ossia che le condizioni di mercato rimangano costanti nel tempo. Tuttavia, i mercati sono soggetti a cambiamenti e fluttuazioni.
  • Il VaR è sensibile alle scelte dei parametri, come il grado di confidenza e l’intervallo di tempo. Diverse scelte possono portare a risultati significativamente diversi.

Considerando i pro ed i contro, il VaR è una metrica utile per valutare il rischio finanziario, ma deve essere utilizzato con attenzione e con consapevolezza delle sue limitazioni. Gli investitori dovrebbero considerare l’utilizzo del VaR in combinazione con altre misure di gestione del rischio per ottenere una visione più completa e accurata del rischio associato ai propri investimenti.

Vediamo quindi gli altri parametri che potrebbero essere affiancati al Value at Risk per stimare il rischio di uno strumento finanziario o di un portafoglio d’investimento.

Alternative al Value at Risk per stimare il rischio

Volatilità

La volatilità è una misura della dimensione e della frequenza delle oscillazioni del prezzo di un titolo.

Una volatilità più elevata indica una maggiore variabilità e quindi un potenziale rischio più elevato. Gli investitori spesso monitorano la volatilità per comprendere come gli asset finanziari si comportano in diverse condizioni di mercato. Un’analisi della volatilità può essere utile per individuare periodi di maggiore incertezza o stress del mercato e adottare strategie adeguate per mitigare il rischio.

La volatilità è calcolata mediante la deviazione standard dei rendimenti di un titolo in un dato periodo. Quindi la volatilità è una misura molto rapida e semplice da calcolare.

Rapporto di Sharpe

Il rapporto di Sharpe è un indicatore che misura il rendimento di un investimento rispetto al rischio assunto. Esso tiene conto del rendimento del portafoglio in eccesso rispetto al tasso privo di rischio (solitamente il rendimento di un titolo di Stato Americani o Tedeschi) e della volatilità del portafoglio. Un rapporto di Sharpe più elevato indica un miglior rapporto tra rendimento e rischio.

Beta

Il beta misura la sensibilità di un titolo rispetto alle fluttuazioni del mercato. Un beta di 1 indica che il titolo tende a muoversi in linea con il mercato. Un beta superiore a 1 indica che il titolo è più volatile rispetto al mercato, mentre un beta inferiore a 1 indica una maggiore stabilità.

Value at Risk – Conclusioni

Come abbiamo visto in questa analisi, il Value at Risk (VaR) rappresenta una misura fondamentale per la valutazione del rischio nei mercati finanziari. Il VaR è una metrica che fornisce una stima della perdita massima prevista con un certo grado di confidenza entro un determinato intervallo di tempo. 

Il VaR è un parametro molto importante nel mondo degli investimenti e della finanza poiché aiuta gli investitori a comprendere quanto il loro portafoglio o un asset specifico possa perdere in termini monetari in determinate circostanze di mercato. Tuttavia, è importante riconoscere che il VaR ha i suoi limiti come strumento di misura del rischio.

Il VaR potrebbe non catturare completamente la complessità dei mercati finanziari poiché si basa su supposizioni statistiche.

Questo può limitarne l’efficacia nella previsione di eventi estremi o inaspettati che possono avere un impatto significativo sul valore degli asset. Pertanto, è consigliabile utilizzare il VaR in combinazione con altri indicatori di rischio, come il rapporto di Sharpe, che valuta il rapporto tra rendimento e rischio e  il beta, che misura la sensibilità di un titolo o di un portafoglio alle fluttuazioni di mercato.

Trovi maggiori dettagli su questi strumenti nell’apposita guida di approfondimento:

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