Caso studio: come costruire un Portafoglio Rischio Alto, Orizzonte Temporale Breve
A differenza dei precedenti approfondimenti di questa serie, il caso di studio relativo a un investimento ad “Alto Rischio” e “Orizzonte d’Investimento Breve” è particolare e rappresenta un estremo che parte del mondo della consulenza finanziaria e della letteratura economica semplicemente non condividerà a livello di strategia e gestione del rischio.
Tendenzialmente molti si limiteranno a SCONSIGLIARE di investire ad Alto Rischio per un Breve Periodo di tempo.
Il motivo è ovvio: trovandoci al di sotto della durata media di un ciclo dell’economia o di un ciclo di variazione delle politiche dei tassi d’interesse (relativamente al rendimento delle obbligazioni) o di un ciclo di fluttuazioni delle valute ogni elemento di RISCHIO viene estremizzato, ciò che deve essere prudente nel breve termine dovrà possedere caratteristiche di forte stabilità e ciò che fosse rischioso potrebbe avere caratteri di rischio difficilmente stimabili e prevedibili e potenzialmente imponderabili.
A mio avviso però chi padroneggia gli strumenti deve comunque cercare di fornire delle risposte, quindi la mia risposta è che, se GENERALMENTE è difficile avere un profilo cui sia consigliabile investire ad alto rischio ed un orizzonte temporale ridotto, per alcune particolari strategie d’investimento potrebbe risultare un’allocazione rischio/orizzonte di tempo molto adeguata.
Non esistono infatti solo i cicli dell’economia (recessione/espansione economica) che spesso condizionano i cicli di crescita e svalutazione dei valori dei mercati azionari e i cicli dei tassi d’interesse, dei livelli d’inflazione o delle fluttuazioni tra valute diverse. Un altro ciclo da tenere in considerazione è quello delle opportunità del mercato.
Volendo prendere subito le distanze da tentativi “predittivi” o strategie di trading che fanno “market timing” sui titoli, assimilo il concetto di “opportunità del mercato” a quello di “temi o trend” di investimento.
Investimento Settoriale

Negli ultimi decenni l’investimento TEMATICO si è affiancato, insieme a quello FATTORIALE al più classico approccio SETTORIALE, queste tendenze d’investimento hanno trovato fertile terreno nella letteratura specialistica e scientifica sul mondo degli investimenti e primaria accoglienza da parte delle società che confezionano prodotti finanziari (in primis società di gestione collettiva del risparmio) e li pubblicizzano.
Vi è terreno fertile per queste distinzioni anche nel mondo degli ETF. Facciamo alcune precisazioni sulle tre diverse suddivisioni degli investimenti:
L’investimento settoriale si concentra sull’allocazione di capitali in aziende classificate all’interno di specifici settori dell’economia. Questi settori sono generalmente definiti da sistemi di classificazione standardizzati come il GICS (Global Industry Classification Standard). Esempi tipici sono:
- Tecnologia: Aziende operanti in software, hardware, semiconduttori, ecc.
- Sanità: Aziende farmaceutiche, biotecnologiche, fornitori di servizi sanitari, ecc.
- Energia: Compagnie petrolifere, gas, energie rinnovabili, ecc.
- Finanziario: Banche, assicurazioni, società di gestione patrimoniale, ecc.
- Beni di consumo: Aziende che producono beni di prima necessità o beni voluttuari.
Le aziende all’interno dello stesso settore tendono ad essere influenzate da fattori simili (regolamentazione, prezzi delle materie prime, cicli economici specifici del settore). Essere sovraesposti a un singolo settore può aumentare il rischio complessivo del portafoglio se quel settore dovesse affrontare difficoltà (pensiamo alla bolla dei tecnologici all’inizio del secolo XXI).
Diversi settori dell’economia, d’altra parte, sono favoriti o sfavoriti in diverse fasi del ciclo economico o di fronte a specifici cambiamenti normativi che potrebbero favorire o penalizzare un intero settore. In uno degli scenari più economicamente tragici di sempre, ovvero durante la crisi del 1929 e la Grande Depressione successiva, praticamente tutti i settori economici sono stati duramente colpiti. Ma settori come i Beni di Consumo Non Durevoli (alimentare, tessile, tabacco) e i Servizi Pubblici (Utilities) rimasero stabili e rappresentarono un rifugio agli investitori, insieme a settori più di nicchia come ad esempio l’intrattenimento a basso costo (si assistette all’esplosione a livello popolare del Cinema).
Investimento Fattoriale

L’investimento fattoriale, noto come smart beta, si basa invece sull’identificazione di caratteristiche (fattori) che accomunano azioni anche di settori diversi, quali attributi che forniscono particolari proprietà a dei sotto-insiemi del mercato.
Esempi di fattori:
- Value: Azioni sottovalutate rispetto ai loro fondamentali (es. basso rapporto prezzo/utili).
- Size (Dimensione): Azioni di aziende a piccola capitalizzazione (small cap) che storicamente hanno offerto un premio di rendimento.
- Momentum: Azioni che hanno mostrato una forte performance di prezzo negli ultimi periodi.
- Quality (Qualità): Azioni di aziende con bilanci solidi, utili stabili e bassa leva finanziaria.
- Low Volatility (Bassa Volatilità): Azioni che storicamente hanno mostrato una minore volatilità rispetto al mercato.
In specifiche congiunture economiche le azioni accomunate da alcuni di questi fattori sono state premiate rispetto al mercato nel loro complesso. Nelle fasi negative di volatilità (crollo dei mercati), come nel 1987 o nel 2008, piuttosto che durante la già citata crisi del 1929, l’investimento Low Volatility avrebbe premiato rispetto al mercato nel suo complesso, mentre aziende a grande o piccola capitalizzazione piuttosto che con basso o alto rapporto tra prezzo ed utili hanno vissuto vicendevoli fortune in varie fasi storiche.
Investimento Tematico

Più attinente alla nostra trattazione vi è il popolarissimo “Investimento Tematico”, personalmente con un approccio un po’ “eretico” rispetto al mainstream, ritengo che molto del successo dell’investimento Tematico, che rende variopinti molti dei fondi d’investimento attualmente commercializzati, sia squisitamente commerciale.
E’ facile attirare l’interesse dell’investitore e far comprendere in una discussione le qualità di un “argomento d’investimento” anziché fare formazione sulle caratteristiche di un settore economico o sulle proprietà di una determinata fattorializzazione in uno specifico momento storico.
L’approccio rispetto all’investimento settoriale o fattoriale è bottom-up ovvero trasversale. Invece di concentrarsi sui settori tradizionali, mira a identificare megatrend a “lungo termine” che influenzano la società, l’economia e la tecnologia, e punta ad investire in aziende che beneficiano di questi trend (mode?), indipendentemente dal settore di appartenenza o dai fattori che caratterizzano un’azienda.
Esempi di temi:
- Invecchiamento della popolazione: Aziende attive nel settore sanitario, farmaceutico, case di cura, ecc.
- Transizione energetica: Aziende che sviluppano energie rinnovabili, veicoli elettrici, tecnologie per l’efficienza energetica.
- Digitalizzazione: Aziende nel cloud computing, intelligenza artificiale, e-commerce, cybersecurity.
- Cambiamento climatico: Aziende che offrono soluzioni per la riduzione delle emissioni, gestione delle risorse idriche, agricoltura sostenibile.
- Robotica e automazione: Aziende che producono robot industriali, software di automazione, intelligenza artificiale applicata.
Teoricamente questo approccio “Tematico” promette di cavalcare tendenze di lungo periodo con un potenziale di crescita strutturale. Personalmente sono a riscontrare che i “driver” di questi “Trend”, oltre ad una “popolarità” spesso gonfiata da chi commercializza strumenti finanziari (e la cui fantasia non si ferma usualmente ai trend ben noti, ma li ha arricchiti di ESG, Circular Economy, Smart Cities, Pet and Animal Wellbeing e tutto ciò che può essere anche emotivamente caro al potenziale acquirente di questi prodotti), più che un effetto di Lungo Termine, hanno spesso effetti positivi di breve termine.
Faccio un caso concreto. Nel dicembre del 2018, in Polonia, i delegati di 196 paesi si sono accordati sui piani di attuazione degli accordi sul Clima di Parigi del 2015. Questo ha messo in campo delle regole pratiche sull’attuazione degli impegni in ordine di riduzione delle emissioni globali stabiliti a Parigi 2015. Era abbastanza auspicabile che le aziende attive nel settore dell’energia pulita sarebbero state favorite dall’attuazione di questi provvedimenti.
Tra la fine di dicembre del 2018 ed i 24 mesi successivi, l’indice S&P Global Clean Energy Index, rappresentativo delle 100 principali società a livello globale che operano nel settore dell’energia pulita (e che tra il primo gennaio 2010 ed il primo gennaio 2025 vanta un performance assoluta in 15 anni di -3%), ha registrato una crescita del +247%.
Nei 24 mesi successivi alla conferenza sui programmi attuativi dei protocolli sulle emissioni, il “trend di lungo termine” (così pubblicizzato dai fautori dell’Energia Pulita come trend d’investimento) ha moltiplicato di 3,5 volte il patrimonio degli investitori.
Questo anche se nel lunghissimo termine è stato oggetto di una forte volatilità ed ha prodotto un risultato tendenzialmente nullo di crescita del capitale.
Questo spiega che le “mode” d’investimento, o i TEMI, ottengono crescita soprattutto durante le fasi di “popolarità” del tema e quindi sono stati storicamente efficienti nel Breve Termine e MOLTO RISCHIOSI su tutti gli orizzonti temporali.
Il caso estremo dell’investimento TEMATICO può accomunarlo all’approccio SETTORIALE (abbiamo parlato della difesa effettuata da alcuni settori in particolari fasi di difficoltà dell’economia) o al più specialistico filtro FATTORIALE.
Valutazioni strategiche
Tornando alla nostra Asset Allocation rischiosa e di breve termine possiamo rispondere alla domanda: “Perché assumersi rischio ALTO e finalizzato alla CRESCITA su un orizzonte temporale breve?” affermando che le “OPPORTUNITA’ ” di specifici Trend, Settori o Fattori possono estinguersi prima del compimento di un intero ciclo economico.
Ecco che chi inizia ad investire all’inizio di una crisi può puntare su settori e fattori difensivi nei confronti di una contrazione dell’economia, assumendosi un rischio molto alto di vedere disattesa tale strategia.
Contrariamente non ha molto senso farlo in un orizzonte temporale lungo in cui i fondamentali del mercato cambieranno con l’avvicendarsi delle varie fasi del ciclo economico.
Allo stesso tempo un investimento tematico può essere popolare per orizzonti temporali brevi, legati alla diffusione della sensibilità ad un certo tema, o alla durata di finanziamenti istituzionali relativi ad una specifica problematica (pensiamo alle aziende di armi durante un conflitto) piuttosto che godere di una permanenza di lungo termine.
Assumersi un rischio ALTO a BREVE TERMINE non prenderà quindi in considerazione il rischio del capitale, bensì l’opportunità di uno specifico fondamentale o trend da “realizzare” in un orizzonte di tempo circoscritto, prima che i fondamentali del mercato cambino di nuovo.
Asset allocation Rischio Alto, Orizzonte Temporale Breve
Alla luce di questa questione propongo la seguente asset allocation.
50% in Azionario suddiviso all’incirca tra:
- Il 22,5% del capitale in azioni prive di rischio valutario (ad esempio azionario dei paesi dell’Eurozona)
- Il 15% del capitale in azioni che si assumono rischio valutario verso valute forti (ad esempio azionario USA, UK, Svizzera)
- Il 12,5% del capitale in azioni del resto del mondo (paesi emergenti, paesi con valute periferiche)
La differenziazione valutaria, anche nell’azionario, è dovuta al fatto che su un portafoglio volatile ed a breve termine un’eccessiva esposizione al rischio valutario, che ha tempi di recupero tendenzialmente lunghi, può rappresentare un elemento destabilizzante del risultato finale.
50% in titoli di debito (Obbligazionario) suddiviso tra:
- Il 25% in titoli governativi emessi in euro da paesi sviluppati di buon merito creditizio (Paesi Sviluppati) con una durata finanziaria poco superiore all’orizzonte temporale breve del portafoglio (ad esempio 3-5 anni o 3-7 anni).
- Il 10% in titoli governativi emessi in euro da paesi sviluppati di buon merito creditizio (Paesi Sviluppati) con una durata finanziaria inferiore all’orizzonte temporale del portafoglio (1-3 anni).
- Il 15% del capitale in obbligazioni societarie di buon merito creditizio (investment grade) o titoli di Stato di paesi emergenti, privi di rischio valuta, con durata finanziaria tra 1 e 5 anni.
Conclusioni
Il bilanciamento dell’investimento azionario con quello obbligazionario e la contenuta rischiosità valutaria servono comunque a dare una ponderazione “tecnica” al rischio del portafoglio, non trasformandolo in mero strumento d’investimento speculativo su un orizzonte temporale breve.
La caratterizzazione del portafoglio potrà essere fatta a questo punto dando un “focus” Tematico se non Fattoriale o Settoriale alla quota azionaria.
Tenendo conto che gli investimenti Tematici, Fattoriali o Settoriali possiedono spesso tempi di recupero e volatilità superiori al mercato nel suo complesso, già utilizzare un 20% di azionario con connotazione “strategica” fornisce un significativo grado di “caratterizzazione opportunistica” a questo portafoglio.
Ecco che, ad esempio, un portafoglio a tema “Difensivo” durante una fase di attesa recessiva e fine ciclo economico potrebbe caratterizzarsi per 20% in azionari di settori resilienti nelle fasi di difficoltà dell’economia (settore dei Beni di Consumo Primari) diviso tra Eurozona, USA e Paesi Emergenti, mentre il restante 30% di azionario potrebbe seguire gli indici più classici.
Questo nell’attesa di fare “meglio del mercato” in una fase specifica e temporalmente circoscritta del ciclo economico.